L'EGITTO dei FARAONI




DJOSER e Lo Scettro si Anubi

DJOSER e I LIbri di Thot

DJOSER e I Giardini di Osiride

DJOSER e il ritorno di Hapy

ANTICO EGITTO - Faraoni e Regine

ANTICO EGITTO - Credenze Religiose

ANTICO EGITTO - La Scrittura... La magia dei Geroglifici

venerdì 2 luglio 2021

L’AMORE… che cos’è?

 



 

Non  amo  le citazioni e non ne faccio uso. Ne ho  trovata  una, però,  che faccio  mia.

“L’amore è per gli  audaci. – recita -  È un fiore da cogliere sul bordo di un precipizio.”

Amare,  dunque, significa osare e non aver  paura. Amare, però, significa  anche perfezionare tutte le facoltà dello spirito onde avvertire  la  grandiosa bellezza di  un  sentimento che  conduce  al dono della vita.

martedì 29 giugno 2021

RIFLESSIONE...





Grande influenza ha ormai nella cultura occidentale la filosofia ZEN, il  cui insegnamento è rivolto alla  ricerca di un aiuto concreto per superare le difficoltà.

Ed ecco  alcuni  di questi  insegnamenti:

- Non  parlare  se  ciò non  migliora il tuo  silenzio.

- In prossimità del traguardo è più forte la  tentazione di  arrendersi. 

- Anche il viaggio più  lungo  ha  inizio con  il primo  passo.

 Quello che deve succedere, succederà per tempo.

 Non è sempre nemico colui che segnala i tuoi difetti; non è sempre amico colui che parla delle tue virtù.

  - Non  devi  preoccuparti se ci  son  cose  che non  sai,  preoccupati se  non vuoi  imparare.

- Per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi a esso.

- Non ci  sono amici  senza  difetti; a volerli cercare rimarrai senza  amici. 

-Inciampare  e cadere lungo il percorso non significa che tu  abbia intrapreso il cammino  sbagliato. 

 Per quanto il vento ululi forte, una montagna non può inchinarsi a esso.

-  È meglio essere persona per un giorno che ombra per mille giorni.

-  Quando si commette un errore, è meglio riderci subito sopra. 

- Il momento più adatto per piantare un albero era venti anni fa. Il successivo momento più adatto è oggi.  

-   Il bicchiere non è né mezzo pieno né mezzo vuoto. Il bicchiere è solo un bicchiere e il suo contenuto cambia continuamente a seconda della tua percezione. 

-Per raggiungere la somma realizzazione della verità sarà faticoso, dovrai creare il percorso camminando da solo: esso non sarà lì pronto ad aspettarti. 




lunedì 28 giugno 2021

GLI ZINGARI

 


 

Erano partiti all'alba, le donne alla guida dei carri e gli uomini in sella; l'aria andava intanto sempre più rischiarando e il sole si alzò.

Guardando il vecchio Ivan e la sua gente, Raniero si chiedeva se sarebbe stato mai possibile un giorno superare  quella cortina di reciproca diffidenza, lui che conosceva perfettamente la violenza e l’intolleranza.

"Non ho mai visto uno straniero -la voce di Ivan lo distrasse dalle sue riflessioni- cavalcare senza sella, alla maniera dei Manush."

"Manush?..." domandò il ragazzo.

"OH! - sorrise il vecchio, poi si schiarì la gola - E' così che noi chiamiamo noi stessi: Manush o Rom… ossia Uomini." aggiunse con un sorriso schivo.

Il vecchio capo adoprava nel parlare un singolare miscuglio di accenti, come di gente forestiera che viene da lontano, ha camminato molto e appreso altrettanto.

"Siamo maniscalchi." spiegò Raniero.

"Comprendo. I vostri cavalli sono di buona razza."

"Il mio cavallo è cresciuto con me." rispose,  lusingato dall'apprezzamento; quel giudizio, espresso da chi per cultura aveva con i cavalli un particolare ed esclusivo rapporto, era per lui sincero motivo d'orgoglio.
In verità,  anche i manush montavano cavalli di razza, si sorprese a pensare: Rames, Menes, Pthos, giovani  irrequieti come gli animali che cavalcavano.  Raniero li guardò uno per uno: Pthos, dalla giovinezza esuberante, Nemes, bello, gentile e dagli occhi nutriti di sogni, Rames, dai capelli color rame e lo sguardo inquieto ed irrequieto.

Quasi avesse letto nel suo pensiero, il vecchio spiegò.
"Noi gitani siamo come il vento che soffia e va. Senza confini, senza patrie né terre da amare."

"Senza patria! - interloquì Spaccamontagne, che fino a quel momento non aveva aperto bocca se non per qualche sbadiglio - Dicono che veniate da terre lontane per andare in altre terre lontane e poi cercare  terre ancora più lontane da cui partire ancora, ma… da una terra siete pur partiti!"

"Sì! – gli occhi del vecchio sfiorarono l'orizzonte lontano con sguardo assorto, poi conversero sul  giovane - La mia gente vaga come le dune del deserto, perché proprio dal deserto siamo arrivati…. Mille e più anni or sono.  Siamo giunti dalla terra dei Faraoni, all'ombra delle Piramidi."

"Chi sono codesti Faraoni? – chiese  con interessato candore Spaccamontagne - E quale albero è codesto Piramide alla cui ombra riposano i tuoi antenati? Non ne ho mai inteso parlare."

"Ah,ah,ah...-  non riuscì a trattenersi Raniero - Le Piramidi non sono alberi, ma monumentali sepolcri di Uomini-Dei… I Faraoni, che erano un tempo  i vostri Sovrani…  E' così, Ivan?"

"E' così!" assentì lo zingaro con accento  stupito.

"E voi - riprese Spaccamontagne - siete discendenti di quegli uomini-dei che chiamate Faraoni?"

"I Faraoni - riprese Ivan - erano i Sovrani d'Egitto.”
“… e codesti Faraoni – continuava ad insistere Spaccamontagne cui qualcosa non quadrava – sono anche i Sovrani di Ivan e della sua gente?”

“Oh!… - sorrise il vecchio; un sorriso che gli distese le labbra rendendo ancor più grinzosa la pelle arsa da continua esposizione al sole – I Faraoni erano i Re dei nostri antenati. – spiegò, poi aggiunse -  Thut  è stato il nostro Re… il capo di noi Manush, o Gitani, come ci chiamate voi stranieri… - sorrise ancora, mostrando una chiostra di denti ancora quasi intatta - O Giziani o anche Tzigani, perché giunti da terre egiziane..."
"Ma - lo interruppe ancora Spaccamontagne – se voi non avete  una meta.."

"Venezia è la nostra prossima meta. - fu lo zingaro ad interrompere lui, questa volta - Ma non sarà l'ultima. Dopo Venezia ne verrà un'altra e poi un'altra ed un'altra ancora. A Venezia si incontreranno tutte le tribù Manush per eleggere il nuovo capo, ora che Thut, l'ultimo Re, è tornato ai Padri."

"Un nuovo Re?" fecero in coro i due amici.

"Pthos. - Ivan indicò il giovane che gli cavalcava davanti dall’aspetto nobile, lo sguardo sereno, il profilo incisivo, che nell'insieme gli conferivano una forte rassomiglianza con i busti degli antichi Signori del Nilo delle pagine di vecchi libri di storia visti di sfuggita quando era ancora al castello. – Sarà lui il nuovo Re. Pthos è mio figlio adottivo. - Gli occhi del vecchio brillarono di orgoglio – E’ generoso, coraggioso e giusto: tutte qualità necessarie ad un Re e Pthos è già  Re anche nel nome."

"Pthos? – domandò Raniero - E' questo il nome?"

"Dimora dello Spirito di Ptha, significa il suo nome."
"Ptha? Era il Dio dei vostri Antenati?”

"Il Dio degli Dei! – esclamò con accento devoto il vecchio - Ptha,  Padre Creatore, è  il nostro Dio."

"Ma... ma allora… voi siete pagani?" si scandalizzò Spaccamontagne.

"Il Dio di Cristo o il Dio di Maometto o il Dio Ptha è sempre Lui: il Dio dei Cieli.- pacata e serena, la voce del vecchio Ivan sorprese Raniero e parve tranquillizzare l’ex-bandito - Una è la sua Legge.”

Raniero fissava il vecchio con  stupita ammirazione: sante e giuste, gli parvero le sue parole. Proprio come quelle di quei santi monaci che sempre più spesso passavano per il castello a spiegare la Parola di Dio.

“Noi Manush – riprese il vecchio, mettendo in fuga le considerazioni del ragazzo - osserviamo quella Legge dal tempo dei tempi e non riconosciamo altro capo ed altra Legge."

E mentre parlava, con quel linguaggio breve ed essenziale, lucido ed estremamente efficace, frammisto di pause e toni, ora pacati ed ora intensi, il vecchio zingaro cercava l'orizzonte che gli fuggiva davanti proprio come le mete che rincorreva.(continua)


brano  tratto  dal  libro   "IL  PATTO"

di Maria  Pace

sabato 26 giugno 2021

RIFLESSIONI.. Io e la mia Solitudine





RIFLESSIONI - IO... e la mia Solitudine
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Da bambina, ricordo, all’asilo cantavo:
“La solitudine si deve fuggire, si deve fuggire,
sol con le compagne si può gioire.”
Un ritornello che mi han ripetuto anche dopo, negli anni, e che ancora oggi qualcuno mi ricorda, quasi come un ammonimento.
Molte persone, infatti, temono la solitudine, ma non io.
Io amo la solitudine e la cerco, così come si cerca un amante sfuggente che, però, si fa sempre trovare. Amo la solitudine, che affina le facoltà dello spirito. Amo la solitudine, per i suoi contenuti di emozione e di mirabile creatività, per gli infiniti doni di immaginazione e di bellezza poetica che sgorga dalla fantasia.
Amo la solitudine che offre l'estasiato stupore di un mondo di armonia e serenità... libero da quel frondame di cattiveria, oscurità e paura del mondo esterno.
Certo, non ho molti amici. L’Amicizia è un valore speciale che non a tutti può essere riconosciuto e concesso… ma, quando questo accade, ciò che offro è un sentimento sincero e forte come l’anello di una catena che nessuno screzio, nessun malinteso, nessuna lontananza potrà mai scalfire.












 

 

RIFLESSIONI...

 





Non è una favola… La cattiveria falsata esiste, come esiste la falsa bontà; esiste la cattiveria edulcorata ed ammaestrata  così  come esiste la bontà artificiosa e simulata: non semplice ipocrisia, ma contenitore di profonde sfaccettature.  Esistono persone che si mostrano diversi da quel che sono in realtà. Ammantate di garbo e di cortese finzione, queste persone colpiscono, feriscono, danneggiano attraverso opportunistici ricatti morali sollecitati   per lo più da timori o sensi di colpa. Persone false!

Ma che cos’è la falsità e chi sono queste persone? La falsità è la verità violata e oltraggiata e  chi vive nella falsità è una persona che ha poca considerazione di sé e per questo ricorre a pose, menzogne e artifici
Nel quotidiano di ognuno di noi si può finir vittime di certi comportamenti lesivi e dannosi, quali la manipolazione, la finta bontà, ecc… C’é, però, anche la sottile, deleteria ironia del   mentitore,  il  finto  sorriso dell’ipocrita, l’ostentazione di ricchezza, fama, onori dell’impostore e c’è, purtroppo, anche il circuire ingannevole del bugiardo. Tutte persone di gradevole compagnia, affabili e piacevoli, abilissime, però, a celare la propria vera natura.  Persone tossiche, capaci di ammaliare ed incantare con menzogne condite di miele… miele che pian piano si muterà in fiele… la lode in insulto, la richiesta in ricatto, la dolcezza in violenza mentale… o verbale…ma sempre aggressiva e falsa la cui unica via d’uscita è  la  lontananza.